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Spreco alimentare: maggior consapevolezza tra consumatori, pubblici esercizi e Gdo

Una consapevolezza di base sul tema dello spreco alimentare da parte dei diversi attori della filiera alimentare ed un impegno nel porre in essere azioni concrete per contrastarlo, seppure, ad oggi, ancora con diversi livelli di approfondimento ed efficacia.

È questo quanto emerge dall’Osservatorio sullo Spreco Alimentare realizzato da Too Good To Go, azienda a impatto sociale e il più grande marketplace mondiale per le eccedenze alimentari, in collaborazione con l’Università di Torino, l’Università degli Studi RomaTre e Bain & Company Italia, presentato in occasione della Giornata internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari che si celebra il 29 settembre.

Già nel 2011, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura aveva calcolato che circa un terzo di tutta la produzione alimentare mondiale andasse sprecata, sottolineando la necessità di rafforzare l’impegno per far fronte agli sprechi e sensibilizzare sempre più persone sul tema.  Un tema la cui rilevanza si fa ogni giorno sempre crescente e che necessita di un’analisi capace di considerare in modo allargato i principali soggetti coinvolti per definirne i contorni, le cause e i meccanismi e per arrivare alla definizione di soluzioni efficaci.

L’Osservatorio sullo Spreco Alimentare di Too Good To Go va proprio in questa direzione, indagando, grazie al prezioso contributo di esperti del settore, il tema dello spreco alimentare,  i comportamenti e le pratiche antispreco messe in atto dai principali attori della filiera – consumatori, Pubblici Esercizi e GDO – e offrendo così una visione approfondita d’insieme.

Secondo quanto emerge dallo studio sui consumatori, condotto dal team del Dipartimento di Management “Valter Cantino” dell’Università di Torino su consumatori e utenti di Too Good To Go , il 95% degliintervistati dimostra una consapevolezza profonda riguardo lo spreco alimentare a differenza di quanto emerge in altri studi sulla popolazione italiana. Infatti, un quarto dei rispondenti dichiara di non sprecare mai cibo, mentre il 52% di sprecarne meno di 250 gr a settimana. Ad una minore quantità di cibo sprecato corrisponde poi un minore dispendio di denaro: dal punto di vista economico, infatti, per il 57% degli intervistati, il proprio spreco alimentare equivale ad un costo di meno di 5 euro, mentre per il 40% si aggira tra i 5 e i 25 euro.

Nella fase di consumo, il 90% pone grande attenzione alla data di scadenza, utilizzando prima gli alimenti con data più prossima e acquistando, dove possibile, quelli con la scadenza più distante nel tempo. Ma non solo: l’83% degli intervistati dichiara di consumare alimenti anche dopo la scadenza del termine minimo di conservazione, a condizione che non siano già deteriorati, indicando quindi di affidarsi di più ai propri sensi rispetto alla data indicata sul prodotto.

“Queste evidenze emerse indicano la crescita l’attenzione dei consumatori sul tema dello spreco e testimoniano l’efficacia del lavoro di sensibilizzazione e responsabilizzazione che stiamo portando avanti nella direzione di un futuro a zero sprechi” ha dichiarato Mirco Cerisola, Country Director Italy di Too Good To Go. “Come Too Good To Go ci impegniamo quotidianamente  per ridurre gli sprechi alimentari, guidando il consumatore verso scelte più sostenibili e consapevoli. Scelte che passano anche dal superare la confusione riguardo le date di scadenza ed i termini minimi di conservazione. Come, ad esempio, la nostra Etichetta Consapevole “Osserva-Annusa-Assaggia” che, grazie alla collaborazione con quasi 500 brand, ad oggi si può trovare su 7 miliardi di confezioni di prodotti in 15 mercati europei, e che, anche alla luce dei risultati emersi dall’Osservatorio, sta aiutando i consumatori a sviluppare una sempre più profonda consapevolezza sul tema e ad attuare pratiche di consumo più responsabili”.

La strategia principale adottata per prevenire lo spreco di cibo e prolungare la conservazione degli alimenti è l’utilizzo del freezer, ma anche la lista della spesa svolge un ruolo fondamentale per evitare un surplus nell’acquisto di alimenti: infatti, per l’88% la pianificazione della spesa passa attraverso il controllo del frigorifero prima degli acquisti, mentre l’85% che afferma di scrivere anche una lista dettagliata. Circa le pratiche antispreco adottate, emerge chiaramente che la pratica più diffusa consiste nell’acquistare prodotti che si avvicinano alla loro data di scadenza a un prezzo scontato. Seguono l’uso di ricette per cucinare con quanto avanzato e la condivisione di cibo.

L’analisi condotta dal team guidato dalla Prof.ssa Principato del Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università degli Studi Roma Tre, si è concentrata sullo spreco fuori dalle abitazioni domestiche, ovvero quello dei Pubblici Esercizi. Qui emerge che circa la metà dei ristoranti, bar e locali intervistati – partner di Too Good To Go – si mostra consapevole degli impatti ambientali, sociali ed economici correlati al fenomeno dello spreco alimentare, con particolare preoccupazione soprattutto verso l’aspetto economico.

La grande maggioranza dei rispondenti afferma di impegnarsi nella riduzione degli sprechi, ma solo il 14% dichiara di avere implementato un sistema di misurazione di questi ultimi. Da notare che soltanto l’8% degli intervistati è a conoscenza della Legge Gadda e dei suoi incentivi a donare gli alimenti.

Il 31% dei Pubblici Esercizi intervistati dichiara di sprecare una quantità di cibo equivalente a oltre 400 euro al mese, seguito da un altro 18,5% che riporta una perdita economica tra i 200 e i 400 euro mensili.

Considerando le cinque fasi durante le quali si verifica il fenomeno dello spreco alimentare nei pubblici esercizi, per il 73% di tali esercizi, la fase di servizio risulta quella in cui si registra il maggiore spreco. Ciò è dovuto principalmente alla difficoltà di anticipare il flusso dei clienti che di conseguenza porta alla presenza di prodotti invenduti alla fine della giornata.

Tra le principali pratiche di gestione quotidiana del cibo invenduto, ricorre  l’utilizzo di app contro lo spreco alimentare, tra cui Too Good To Go.

L’Osservatorio ha anche preso in considerazione la visione di diversi manager italiani della grande distribuzione, provando a identificare le fasi e i fattori che concorrono allo spreco alimentare. Secondo le testimonianze raccolte dal team Bain, lo spreco nella GDO è da attribuire principalmente a due cause: la scadenza dei prodotti ed il packaging difettoso.

La maggior parte delle aziende non dispone però ancora di un sistema strutturato e verificato di rendicontazione di tale spreco, data la mancanza a livello di settore di linee guida standard, sia come target che come modalità di “calcolo”.

Le aziende cercano di sopperire a tale gap creando funzioni ad hoc con responsabilità di monitoraggio e ottimizzazione dello spreco lungo la filiera produttiva e commerciale. Si registra infatti un impegno “spontaneo” in tutte le aziende intervistate per concretizzare le azioni contro lo spreco alimentare: donazioni ad enti sociali, scontistica su prodotti vicino alla scadenza, implementazione di software per previsione vendite, rotazione della merce rispetto agli stock in magazzino e promozione di una cultura attenta a ridurre gli sprechi in cucina e al ristorante.

I punti chiave per i protagonisti della GDO sono la responsabilità, la definizione di un processo strutturato per gestione degli sprechi, l’incremento della consapevolezza collettiva e il rafforzamento con partnership e soggetti terzi per mettere in campo soluzioni innovative, come Too Good To Go.

“Trovare e adottare misure concrete contro lo spreco alimentare per ogni settore e per ogni fase della filiera è diventato sempre più imperativo, ma tutto inizia con una maggior consapevolezza del singolo. L’idea dell’Osservatorio nasce proprio dall’esigenza di monitorare i numeri e i comportamenti degli italiani nel loro insieme, e Too Good To Go, con questo studio ha fornito una base su cui poggiarsi per studiare il tema in futuro” prosegue Mirco Cerisola, Country Director Italy di Too Good To Go. “Come è emerso dallo studio, Too Good To Go è una delle soluzioni adottate sia dai consumatori che dai Pubblici Esercizi e dalla Grande Distribuzione per ragioni che sono in maggioranza legate alla sostenibilità e all’attenzione a non sprecare. È positivo rilevare una tale consapevolezza sul tema che si trasforma in azioni concrete”.

Per sensibilizzare ulteriormente le persone sul tema dello spreco alimentare, Too Good To Go lancia una speciale campagna di informazione con al centro i piccoli passi quotidiani capaci di fare la differenza. “Piccoli passi, grande impatto” il nome della campagna, celebra i gesti concreti, come salvare del cibo ancora buono, che ognuno di noi può compiere nel suo piccolo quotidiano e che, se portati su ampia scala, sono in grado di generare un grande impatto per tutti e per il pianeta.

Come dimostrano i numeri raggiunti da Too Good To Go in Italia: dall’arrivo dell’app antispreco nel 2019 ad oggi sono stati oltre 15.400.000 i pasti salvati dalla community di Too Good To Go per un totale di oltre 38.500.000 kg di emissioni di CO2e evitate. Solo da inizio anno sono oltre 4.300.000 le “Surprise Bag” salvate nel nostro Paese. Un impegno che vede coinvolti oltre 7.8 milioni di utenti e oltre 26.000 partner, che vanno dai piccoli negozi indipendenti di quartiere a grandi nomi della grande distribuzione e del retail, tra cui Alice Pizza, Carrefour Italia e Crai.

Ma non solo: anche 45 aziende dell’industria alimentare che, grazie a “Box Dispensa” hanno già contribuito a salvare oltre 1.600.000 prodotti dall’andare sprecati. A circa 6 mesi dal lancio della soluzione, sono state acquistate dagli utenti di Too Good To Go già oltre 70.000 Box Dispensa.

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