Quasi il 47% dei prodotti del grocery ha la codifica identificativa del materiale di composizione. Più basse le percentuali per quanto riguarda la presenza di marchi e informazioni ambientali volontarie, le informazioni aggiuntive per fare bene la raccolta differenziata, le indicazioni per visionare digitalmente le informazioni ambientali e quelle sulla compostabilità dell’imballaggio.
Nell’ultimo anno, in Italia, è proseguito il trend di aumento progressivo dei prodotti a scaffale che riportano in etichetta la codifica identificativa del materiale di composizione, e le indicazioni sulla tipologia di pack e sul corretto conferimento in raccolta differenziata. Restano invece stabili, o caratterizzate da aumenti minimi, le certificazioni sulla compostabilità, le informazioni aggiuntive per la differenziata di qualità, marchi o altre indicazioni ambientali volontarie, e indicazioni per visionare digitalmente le informazioni ambientali.
È quanto emerge dal sesto rapporto dell’Osservatorio IdentiPack, appena pubblicato.
Frutto della collaborazione tra CONAI, il Consorzio Nazionale Imballaggi, e GS1 Italy, l’Osservatorio continua a monitorare la presenza di informazioni ambientali sulle etichette degli imballaggi immessi al consumo in Italia, con il contributo dei dati di mercato di NielsenIQ.
Con oltre 138.000 prodotti di largo consumo analizzati, IdentiPack rileva che le indicazioni a proposito di tipologia di imballaggio e suo conferimento in raccolta differenziata sono presenti sul 56,4% delle confezioni a scaffale, percentuale che sale all’80% di quelli effettivamente venduti.
I prodotti i cui imballaggi a scaffale presentano la codifica identificativa del materiale, ai sensi della Decisione 129/97/CE, corrispondono invece al 46,8% del totale delle referenze nel grocery, con un picco del 72,2% del totale delle confezioni vendute.
Marchi e informazioni ambientali volontarie sono oggi presenti sull’8,3% dei prodotti a scaffale in GDO.
Informazioni aggiuntive per fare bene la raccolta differenziata si trovano sul 6,9% dei prodotti.
Le certificazioni della compostabilità del packaging restano ferme allo 0,2% dei pack a scaffale (valore sostanzialmente stabile negli ultimi dodici mesi), mentre le indicazioni al consumatore per poter visionare digitalmente le informazioni ambientali si trovano sul 3,8% degli imballaggi in vendita.
Fra i settori merceologici, quello del freddo si conferma il più ricettivo sotto diversi punti di vista.
È in testa per la codifica identificativa del materiale di composizione e per le indicazioni sulla tipologia di pack e sul corretto conferimento in raccolta differenziata per la presenza di informazioni aggiuntive per una raccolta differenziata di qualità.
Abbastanza bene anche le carni e il fresco, entrambi sopra il 50% per quanto riguarda i pack che riportano la codifica identificativa del materiale e sopra il 60% per la presenza di indicazioni sulla tipologia di imballaggio e sul corretto conferimento in raccolta differenziata.
Il cura casa si segnala invece come settore merceologico che ha la percentuale più alta di confezioni con indicazioni al consumatore di visionare digitalmente le informazioni ambientali.
«La comunicazione ambientale, seria e veritiera, è sempre più percepita come utile e necessaria» commenta Simona Fontana, direttore generale CONAI. «I consumatori hanno acquisito consapevolezza, e le imprese hanno compreso che devono conformarsi alla normativa e, allo stesso tempo, costruire un rapporto di fiducia basato sulla trasparenza e sull’autenticità delle informazioni. La Direttiva 825, del resto, lo stabilisce con chiarezza: a partire dal 2026 in Italia, in assenza di dati scientifici e dimostrabili, non si potranno più fare green claim. Le comunicazioni volontarie, quindi, saranno mediate dalle nuove disposizioni che sta dando l’Unione europea. Oltre alla 825, infatti, è attesa per l’anno prossimo una nuova direttiva dedicata ai claim ambientali espliciti. Il dato che emerge dall’ultimo rapporto IdentiPack, ad ogni modo, evidenzia come le aziende siano in prima linea nell’adottare scelte responsabili: un passo significativo verso una circular economy in cui non solo la riduzione dell’impatto ambientale, ma anche la valorizzazione della sostenibilità diventano elementi fondamentali per un successo nel lungo periodo».
«Questa edizione rappresenta una nuova tappa del percorso di IdentiPack di documentare l’evoluzione della comunicazione della sostenibilità attraverso le etichette dei prodotti di largo consumo venduti in Italia» sottolinea Bruno Aceto, ceo di GS1 Italy. «Un servizio informativo determinante per alimentare una cultura diffusa della sostenibilità e anche unico in termini di rappresentatività e autorevolezza, poiché si basa sui dati degli oltre 138mila prodotti digitalizzati dal servizio Immagino di GS1 Italy Servizi, la stessa base dati dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy».

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