La leva delle emozioni per riciclare di più e meglio
Un semplice dettaglio visivo, come il marchio del riciclo, può rappresentare la linea sottile tra un rifiuto correttamente smaltito e uno gettato nel primo cestino disponibile. È sorprendente quanto poco possa bastare per orientare le nostre scelte verso una maggiore sostenibilità ambientale. Una recente ricerca scientifica ha dimostrato in modo inequivocabile come le immagini che ci circondano, dai sereni paesaggi naturali ai familiari simboli del riciclo, abbiano un’influenza significativa sul nostro comportamento, aumentando la nostra attenzione e la nostra propensione alla raccolta differenziata.
Lo studio intitolato “Green visuals, greener actions: Increasing recycling behavior through nature imagery and the recycling logo”, frutto della collaborazione tra Constantinos Hadjichristidis e Nicolao Bonini dell’Università di Trento, e Ksenia Dorofeeva dell’Università di Verona, è stato pubblicato in open access sul prestigioso “Journal of Environmental Psychology”.
Il team di ricerca ha condotto tre esperimenti distinti per analizzare questo fenomeno. Nei primi due, ai partecipanti sono state mostrate immagini evocative di paesaggi naturali incontaminati oppure semplici forme geometriche neutre. Successivamente, è stato offerto loro un piccolo omaggio: un biscotto e un succo di frutta. «L’obiettivo principale era osservare il loro comportamento nella fase cruciale dello smaltimento dei rifiuti», spiega il professor Bonini. «Volevamo capire quanti avrebbero optato per la soluzione più comoda, ma meno responsabile, gettando tutto indistintamente nel cestino più vicino. E quanti, invece, avrebbero dedicato un piccolo sforzo per differenziare correttamente i rifiuti, depositando il bicchiere nel contenitore per la plastica e il tovagliolo in quello per la carta, anche se ciò implicava percorrere qualche metro in più».
Il terzo esperimento ha introdotto una variabile interessante: il bicchiere e il tovagliolo forniti ai partecipanti erano contrassegnati dal simbolo universalmente riconosciuto del riciclo, il logo di Möbius. Anche in questo caso, prima di consumare lo snack, ai partecipanti venivano mostrate delle immagini. I risultati sono stati sorprendenti: ben il 96% dei partecipanti che avevano ricevuto il bicchiere con il simbolo del riciclo ha smaltito correttamente i rifiuti. Questo dato contrasta nettamente con il 50% di comportamenti corretti osservati negli esperimenti precedenti. «Questi dati inequivocabili dimostrano l’impatto significativo dei simboli, che si rivela persino più potente rispetto alle immagini di paesaggi naturali nel guidare le azioni delle persone. Un’applicazione pratica di questa scoperta potrebbe riguardare settori come il catering o le mense pubbliche, contesti in cui la fretta e la comodità spesso prevalgono sulla consapevolezza ambientale, portando le persone a gettare tutto nello stesso contenitore» chiarisce Bonini.
La scelta del simbolo, tuttavia, non è un elemento casuale: «Deve possedere alcune caratteristiche fondamentali per essere efficace. Deve essere chiaro, immediatamente riconoscibile e capace di evocare concetti strettamente legati alla natura e alla sostenibilità. Idealmente, dovrebbe anche avere una componente emotiva, in modo da generare un impatto più profondo sulle persone e influenzare il loro comportamento in modo quasi spontaneo».
Questa ricerca mette in luce il notevole potenziale del nudging, una disciplina delle scienze comportamentali che utilizza tecniche mirate e non coercitive per incoraggiare le persone ad adottare comportamenti più sostenibili, preservando al contempo la loro libertà di scelta. Questo approccio innovativo è ampiamente applicato a livello globale, dando vita a soluzioni creative e ingegnose come cestini della spazzatura progettati come canestri da basket per rendere lo smaltimento più ludico o posaceneri interattivi che pongono domande stimolanti ai passanti, spingendoli a gettare i mozziconi al loro interno invece che a terra. «Invece di ricorrere a misure punitive, come le multe, o a iniziative costose e di dubbia efficacia, come programmi scolastici intensivi e campagne di sensibilizzazione dispendiose, si potrebbe agire direttamente sul packaging dei prodotti e sulla grafica dei contenitori per la raccolta differenziata. Questo approccio elegante e mirato permetterebbe di influenzare il comportamento delle persone in modo naturale ed efficace, con un impatto positivo sull’ambiente e costi economici minimi».