Sviluppare un ecosistema digitale dove, grazie alla condivisione dei dati di produzione tra i vari attori della filiera, si potrà trasformare su larga scala cArtù, il cartone ondulato innovativo ed ecosostenibile del Gruppo Grifal, in grado di sostituire le plastiche negli imballaggi garantendo uguale resistenza e protezione.
Il progetto, avviato in partnership con l’I.T.I.R. dell’Università di Pavia, prevede di sviluppare una rete guidata dall’azienda di Cologno al Serio tra scatolifici, aziende del packaging e aziende con linee di confezionamento interne che potranno automatizzare gli ordinativi di materia prima, ovvero cArtù, ricevere il materiale e lavorarlo con le nuove macchine Grifal più adatte alle loro esigenze.
“Stiamo creando – afferma Fabio Gritti (nella foto), Ceo di Grifal Spa – una specie di super cervellone, una piattaforma in grado di acquisire da tutti gli attori in gioco un flusso continuo di numeri e informazioni per costruire un grande database dinamico che consente di fornire indicazioni attraverso modelli computazionali di machine learning. Riusciremo, per esempio, a stimare con precisione qual è l’impronta di carbonio generata da un imballaggio, grazie al sistema certificato da terze parti di cui disponiamo. Potremo poi prevedere una serie di caratteristiche tecniche che lo renderanno più durevole e a individuare quali tipi di imballaggio sono più utilizzati e convenienti nel mercato di riferimento del cliente. Si tratta, in sintesi, di un ecosistema completo dove la condivisione dei dati alimenta sempre di più la precisione delle stime fornite dal la piattaforma. Le nostre macchine – conclude Gritti – integrate con il sistema diventeranno uno strumento prezioso a disposizione dei clienti e degli utilizzatori finali, che potranno dialogare costantemente con loro. A settembre sarà pronto il progetto pilota”.
“L’I.T.I.R. dell’Università di Pavia – spiega il professor Flavio Ceravolo, docente di Metodologia della Ricerca Sociale e Metodi di ricerca digitali – ha disegnato per Grifal questo nuovo modello di produzione come una sorta di “district as a service” che consente l’accesso da remoto alle informazioni e l’utilizzo di un bene fisico e virtuale. Infatti, gli attori che partecipano alla collaborazione potranno essere potenzialmente ovunque e tutti collegati in rete, una vera e propria evoluzione digitale locale. L’Università di Pavia avrà diversi ruoli, tra cui quello di introdurre Grifal e cArtù come case study nei corsi accademici, intercettando anche potenziali nuovi accessi ad ulteriori finanziamenti, pubblici e no, a supporto del progetto, oltre a quello di coordinatore tra Grifal e le aziende partner del progetto nello sviluppo dei software”.