Quasi l’80% dei consumatori italiani considera importanti le politiche di sostenibilità delle aziende quando effettua un acquisto online, ma meno del 50% delle imprese del nostro Paese ha investito in questo campo. Ecco cosa emerge dalla ricerca “Ecommerce e Sostenibilità: cosa cercano i consumatori, cosa offrono le aziende”, realizzata da YOCABÈ e Confcommercio Roma in collaborazione con l’istituto di ricerca Format Research, che mette in luce l’importanza della sostenibilità per imprese e consumatori nell’ecommerce. I risultati della ricerca sono disponibili sul sito di FBY, la nuova piattaforma tecnologica e logistica lanciata da YOCABÈ che permette alle aziende di vendere dal proprio ecommerce rispettando gli standard di gestione degli ordini dei grandi marketplace, nata per rendere il commercio digitale accessibile a tutti i brand e i retailer.
Secondo la ricerca di YOCABÈ e Confcommercio, se le imprese che si definiscono molto sostenibili sono appena il 25,7%, quelle che affermano di essere sostenibili almeno in parte sono il 62,8%. Di fatto, però, ben il 52,8% delle imprese ancora non ha intrapreso iniziative a favore della sostenibilità e ben il 39,2% del totale non ha intenzione di farlo in futuro. Questi dati entrano in conflitto con le aspettative dei consumatori: il 78,3% di chi effettua acquisti online, infatti, reputa importanti le politiche di sostenibilità e tutela ambientale e per il 16,7% del campione queste sono determinanti al punto da non effettuare l’acquisto in loro assenza. Un trend che guida il mercato e che le imprese dovranno imparare a integrare nei propri modelli di business per non restare indietro.
Ma quali sono le priorità per la transizione ecologica delle imprese? Degli investimenti sostenuti dal 47,9% delle aziende in direzione della sostenibilità, su tutti spiccano quelli destinati a packaging sostenibili e riciclabili, seguiti a distanza dalle tecnologie per la fruizione di energia da fonti rinnovabili. Al terzo posto, gli interventi per la riduzione dei rifiuti. Ma le imprese investono anche in interventi strutturali per il risparmio energetico e, in misura minore, in controllo della sostenibilità dei fornitori, attività di ricerca e sviluppo per l’innovazione tecnologica, certificazioni. Ci si avvicina allo zero per quanto riguarda, invece, gli investimenti in consulenze su temi di sostenibilità e nei sistemi di misurazione e reporting dell’impatto ambientale. Il 45% delle imprese, inoltre, afferma che gli aspetti relativi alla sostenibilità da parte di un partner influiscono sulla scelta dello stesso, ma solo per 1 impresa su 10 contano in maniera determinante.
Quanto alla logistica, infine, che rappresenta il tallone d’achille del commercio digitale il 38,7% delle imprese è disposta a spendere di più di quanto faccia attualmente per un servizio di logistica carbon free e sostenibile; di queste, il 68,2% spenderebbe il 5% in più di quello che paga al momento, ma non oltre. Il 47,7% delle imprese ritiene comunque probabile che l’impresa effettuerà dei cambiamenti strategici e di partner logistici per migliorare la sostenibilità del business.
L’utilizzo di packaging riciclabile e non inquinante e di mezzi di trasporto eco-friendly per le spedizioni sono le iniziative più rilevanti nell’ambito della sostenibilità ambientale legata agli acquisti online. Seguono la promozione di prodotti di natura sostenibile e l’attuazione e il rispetto delle politiche ESG. Fatta eccezione per l’attenzione al packaging, priorità assoluta per aziende e consumatori, appare evidente come le iniziative più apprezzate da parte di chi effettua un acquisto siano invece sottovalutate dalla maggior parte delle aziende, che potrebbero trovare in queste aree un margine di crescita importante.
Secondo i dati dell’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano, in Italia, nel 2022, l’ecommerce è un mercato da 48,1 miliardi di euro: gli acquisti online sono ormai una pratica comune nelle abitudini dei consumatori, che insieme all’abbattimento di costi e tempi di consegna si aspettano politiche rispettose dell’ambiente. Diverse fonti confermano come con le opportune accortezze l’ecommerce possa essere più sostenibile del commercio tradizionale, soprattutto nei casi in cui altrimenti i consumatori sarebbero costretti a percorrere lunghe distanze.
Rappresentano però un ostacolo importante le consegne veloci, che costringono a mettere in strada più mezzi per meno consegne. Un altro aspetto critico è quello del packaging: secondo l’analisi della startup partner di YOCABÈ Up2You, che aiuta le aziende a diventare più sostenibili, ciascuno di noi produce 500 kg di rifiuti ogni anno e la maggior parte di questi è legata agli imballaggi. Non solo, secondo un recente studio McKinsey, lo smaltimento degli imballaggi dei prodotti acquistati online pesa quasi 20 volte di più in termini di emissioni di CO2 rispetto a quello per gli acquisti in negozio. Infine, i resi: secondo dati SaleCycle, il 20% degli acquisti online nel mondo viene rimandato indietro e, in Europa, i resi aumentano del 63% ogni anno. Ma questo significa raddoppiare le emissioni legate al transito dei pacchi: secondo i dati YOCABÈ, ogni reso spedito genera infatti emissioni pari a circa 180 kg di CO2.
L’attenzione all’ambiente rappresenta quindi un vantaggio competitivo per le imprese, perché gli investimenti in sostenibilità sono ricambiati dalla maggiore attrattività del brand agli occhi dei consumatori. Up2You ha individuato le principali aree su cui le aziende possono puntare per alzare i propri standard di sostenibilità.
Secondo un’elaborazione della Ellen MacArthur Foundation, i rifiuti globali aumenteranno del 70% entro il 2050 e, in assenza di un cambio di rotta, entro quella data negli oceani ci saranno più rifiuti di plastica che pesci. Esistono però diverse misure per ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi: in particolare, l’efficienza di confezionamento migliora anche l’efficienza logistica, riducendo le emissioni legate al trasporto. Sono inoltre da favorire packaging monomateriali, che consentono un riciclo più efficiente. Favorire materiali riutilizzabili e riciclabili al 100%, come il vetro, contribuisce a sua volta a ridurre l’inquinamento.
Tema legato a doppio filo al mondo dell’ecommerce è quello delle emissioni digitali, che a livello globale sono responsabili per più del 4% delle emissioni di gas serra, con un impatto maggiore di quello dei trasporti aerei. A questo contribuiscono diversi elementi: alimentazione e raffreddamento dei data center, trasferimento dati, consumo energetico dei dispositivi. Ridurre la carbon footprint digitale è possibile: i data center alimentati al 100% da energia rinnovabile sono da preferire, così come i formati leggeri per i contenuti del sito web. Ma anche ridurre al minimo indispensabile l’invio di allegati e il ricorso a web call ha un impatto significativo, insieme all’eliminazione dei file non necessari e all’implementazione di una versione dark mode per sito e app.
Definire una strategia di carbon neutrality significa impegnarsi per ridurre il proprio impatto sul lungo periodo. La meta è l’azzeramento della carbon footprint attraverso la riduzione e la compensazione delle proprie emissioni. Il primo passo in questa direzione è il calcolo delle emissioni, dirette e indirette, per cui si può fare riferimento alle linee guida internazionali del GHG Protocol. Successivamente, le imprese possono compensare le emissioni residue, impossibili da ridurre nell’immediato, attraverso il sostegno a progetti di cattura della CO2, dallo sviluppo di nuove tecnologie alla preservazione delle foreste.