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Negli ultimi 2 anni, la fine delle restrizioni legate alla pandemia di Covid-19 ha portato a una rapida ripresa di tutte le attività legate alla ristorazione, grazie al desiderio di socialità e di intrattenimento. Specialmente nelle grandi aree metropolitane cresce la propensione dei consumatori a mangiare fuori casa.

Secondo l’Italian Food & Beverage Report 2023 di Savills, nonostante la crescita dell’inflazione e la conseguente diminuzione di potere d’acquisto delle famiglie, i consumi nei servizi di ristorazione sono aumentati più rapidamente di quelli complessivi: la spesa per consumi finali nel settore F&B è stata pari a 84 miliardi di euro nel 2022. Ristoranti, caffè e altre attività simili hanno assorbito il 66% dei consumi totali F&B, seguiti dai fast-food e attività di asporto. Rispetto al 2019, i fast-food e i servizi da asporto sono le uniche attività che mostrano una crescita dei consumi.

Anche l’e-commerce ha contribuito alla ripresa dei consumi nel settore F&B con circa 1.8 miliardi di euro di fatturato relativi al food delivery.

In Italia sono 335.800 le imprese della ristorazione, di cui 9.600 hanno avviato l’attività nell’ultimo anno, e oltre 1,2 milioni le persone impiegate nel settore con aziende localizzate principalmente in Lombardia, Lazio e Campania.

Nei centri commerciali italiani si possono contare circa 130 food court, per un totale di 1.200 negozi che contribuiscono strategicamente a incrementare i footfall, le vendite e l’attrattività degli asset. I brand alimentari stanno consolidando e ampliando la loro presenza anche nei centri extraurbani, soprattutto con il modello del franchising: le nuove aperture nel 2023 ammontano in media a circa 3 negozi per marchio, che potrebbero salire a 4 nelle previsioni per il 2024. Il format del fast food ha resistito all’impatto della crisi legata al Covid, grazie alla scalabilità e ai servizi di food delivery; nel corso del 2023 sono cresciuti attirando capitali provenienti da fondi di investimento.

Nelle moderne food court i ristoranti occupano ora meno metri quadrati rispetto al passato, anche se l’offerta è cresciuta in termini di numero di negozi, in particolare per i centri di medie e grandi dimensioni, mentre è diminuito solo nei piccoli centri commerciali. I centri commerciali di medie e grandi dimensioni registrano un fatturato per visitatore più elevato di quello che si registra nei centri con una GLA inferiore ai 20.000 mq; nei centri commerciali con una GLA > 20.000 mq si registra una crescita di oltre il 25% del fatturato per visitatore rispetto al periodo pre-Covid.

Maddalena Panu – Head of Retal & Special Projects commenta “La food court è un attrattore del centro commerciale e costituisce una motivazione di visita primaria in alcuni momenti della giornata. Le ristorazioni al tempo stesso sono anche un elemento che indirizza gli acquisti d’impulso e permette di ampliare la permanenza media all’interno della struttura. Per gli shopping mall che si presentano con un’offerta completa che comprende sia leisure che retail, la food court costituisce l’anello di congiunzione in grado di coinvolgere differenti target di clientela e soddisfare il cliente alla ricerca di un’esperienza piacevole e gratificante”.

Per quanto riguarda invece le high street, l’offerta è molto variegata e si distingue principalmente per il momento della giornata nel quale si usufruisce dei servizi. A Milano, ad esempio, l’offerta diurna è rivolta a impiegati, studenti e turisti ed è localizzata principalmente nel centro città o nei business district, grazie a ristoranti che offrono un servizio rapido e a catene con prezzi convenienti. L’offerta serale è più frequente fuori dal centro cittadino e i format tipici sono più assortiti: ristoranti indipendenti, dinner show, piccoli marchi in franchising con prezzi medi più alti rispetto all’offerta diurna. Indipendentemente dalla tipologia, ciò che accomuna queste due tipologie è una disponibilità di spazi da locare prossima allo zero.

Francesca Cattagni – Head of High Street Leasing commenta: “La città di Milano, consolidatasi come centro di rilevanza internazionale, si è trasformata in una destinazione di notevole richiamo non solo per le industrie della moda e del design, ma anche per il settore food; una metamorfosi recentemente amplificata dalle imminenti Olimpiadi invernali del 2026, programmate a Milano e Cortina. L’impulso economico generato da questo evento sta già determinando un’influenza globale nel comparto Food & Beverage, coinvolgendo non solo le zone centrali della città, ma anche gli ambiti residenziali, grazie sia ad aperture di new comers che al consolidamento di realtà già affermate nel settore”.

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