160mila bancarelle animano le piazze italiane
Un operatore del commercio su cinque in Italia è un ambulante. Con oltre 160mila imprese, il 21% di quelle commerciali del Paese, il commercio in sede mobile rappresenta una componente strutturale di grande importanza, non solo economica ma anche sociale per la vicinanza che assicura alla domanda diffusa di beni accessibili su tutto il territorio nazionale, soprattutto per le comunità meno servite da punti vendita fissi. Un servizio ancora più gradito agli italiani in un periodo di inflazione come questo. La stragrande maggioranza delle bancarelle è gestita da micro-imprese individuali oltre la metà delle quali con a capo persone immigrate. Questi dati emergono dall’analisi condotta da Unioncamere-InfoCamere basata sul Registro delle Imprese delle Camere di commercio.
Il commercio ambulante si rivela un tipo di attività particolarmente adatta a rispondere alle esigenze delle diverse realtà locali e uno strumento che crea un legame stretto con il territorio, contribuendo alla vitalità economica delle comunità locali. La mappa del commercio ambulante rivela una distribuzione molto polverizzata, con la presenza di almeno un’impresa in oltre 6.200 comuni italiani e con una concentrazione che supera le 500 realtà solo in meno di 30 comuni. Un fenomeno, quest’ultimo, comunque di grande rilievo per i territori interessati visto che le 47mila imprese individuali in questi grandi “cluster ambulanti” rappresentano il 31% di tutte le aziende del settore. In questa speciale “top-30” primeggia San Nicola la Strada (Caserta), dove tre quarti di tutte le imprese commerciali sono ambulanti. A seguire troviamo San Giuseppe Vesuviano (Napoli) con il 73,4% e Castel Volturno (Caserta), con una quota del 72,4%. Altri comuni con una percentuale superiore al 50% includono Lecce, Agrigento, Lamezia Terme (Catanzaro) con il 55,7%, Cagliari e Afragola (Napoli) con il 50,8%.
Il commercio ambulante presenta spesso una forte concentrazione di imprese di una specifica nazionalità. Ad esempio, a San Nicola la Strada l’86,4% degli imprenditori ambulanti proviene dal Senegal, mentre a Lamezia Terme il 64% ha origini marocchine e a Castel Volturno la comunità più rappresentata è quella nigeriana. Tra i Paesi di provenienza degli imprenditori ambulanti stranieri, il Marocco presenta il maggior numero di imprenditori, che peraltro costituiscono quasi il 35% degli stranieri nel settore a livello nazionale. Seguono il Senegal e il Bangladesh con numeri simili.
Oltre alla presenza straniera, in alcune aree del Paese il commercio ambulante registra anche fortissime concentrazioni di operatori italiani. Ad Andria, ad esempio, il 98,3% delle bancarelle è italiano. Anche in province come Bari, Enna, Avellino e Padova, la maggioranza degli ambulanti sono italiani. Al contrario, le province con una minore presenza di imprenditori ambulanti italiani sono Catanzaro, Reggio Calabria e Caserta.
Il commercio ambulante in Italia presenta una forte concentrazione territoriale, con tre regioni che si distinguono per il numero elevato di bancarelle, rappresentando quasi il 40% del totale delle attività commerciali di questo tipo nel Paese. La Campania è in testa con oltre 25mila realtà, seguita dalla Sicilia e dalla Lombardia.
Un’altra mappa emerge poi dall’analisi dell’incidenza del comparto ambulante sul totale del commercio al dettaglio. La regione leader, in questo caso, è la Sardegna dove oltre un terzo delle imprese del commercio è in sede mobile. Dopo l’isola tirrenica troviamo la Toscana e la Calabria.
Sotto il profilo settoriale, oltre la metà delle bancarelle si divide tra abbigliamento e alimentare, tra cui prevalgono i prodotti ortofrutticoli. A questo proposito, l’ambulantato alimentare rappresenta anche un’opportunità per i consumatori di accedere a prodotti di alta qualità, provenienti direttamente dai produttori locali. Le bancarelle offrono non solo prodotti e servizi, ma anche un’esperienza di acquisto unica, con la possibilità di interagire direttamente con gli imprenditori e di scoprire prodotti unici e tradizionali. Infine, la categoria “altri prodotti” occupa il 40% delle attività.